LE BELLEZZE

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Le Bellezze Storiche di Novi Ligure

Cortili e Facciate dipinte

I palazzi dipinti, le chiese, i cortili, e la torre del Castello sono inseriti nei programmi di visita predisposte dalle guide turistiche; i percorsi di visita sono proposte alle scuole, alle agenzie di viaggio, ai gruppi organizzati (es. Unitrè, Touring, associazioni culturali). 

Il Comune di Novi Ligure, per aiutare e contribuire al recupero di questo patrimonio storico-cittadino, ha previsto ed erogato negli anni passati contributi economici per il restauro delle facciate dipinte.

Palazzo Adorno, via Girardengo 20

La costruzione dell’edificio risale agli anni tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento; la struttura architettonica evidenzia l’influsso stilistico di Galeazzo Alessi; le pitture della facciata sono state eseguite nel Settecento e mostrano una decorazione tardo-barocca. La peculiarità del palazzo è il doppio piano nobile, particolarmente evidente nel prospetto sul cortile dove si aprono due eleganti loggiati sovrapposti, con tracce della decorazione originaria.

Palazzo Alignani

Unico edificio nobiliare ad articolarsi su due soli piani sovrapposti, presenta un’elegante decorazione ottocentesca, particolarmente curata nelle incorniciature delle finestre e del portale.

Palazzo Balbi

Il palazzo presenta soluzioni distributive tipiche dell’architettura genovese tra il ‘600 e il ‘700. La decorazione sul prospetto di via Gramsci è completamente perduta, mentre si conservano alcuni frammenti di decorazione pittorica sul prospetto del cortile: una zoccolatura a bugnato a monocromo verde al pian terreno, motivi a conchiglia e lesene all’altezza del primo ammezzato.

Palazzo Cassissa

L’edificio risale al XVII secolo ma fu completamente trasformato nel XIX secolo. Il ciclo decorativo della facciata risale all’Ottocento.

Di notevole importanza sono il soffitto affrescato del piano nobile e il giardino privato impreziosito da busti marmorei e fontane di epoca settecentesca.

Palazzo Cattaneo

Settecentesco nelle architetture e nei balconcini in pietra e ferro battuto, subì danneggiamenti durante la guerra che ne hanno alterato l’originaria struttura. In facciata presenta decorazioni ottocentesche di gusto eclettico che raffigurano draghi e chimere mescolati ad archetti a sesto acuto, incorniciature delle aperture, tralci di vite e vari elementi architettonici dipinti.

Palazzo Da Franchi – Peloso

Palazzo costruito nel XVII secolo dalla famiglia Da Franchi, la proprietà passa ai Peloso a inizio Novecento. La decorazione della facciata risale al primo ‘ 900 ed è opera del pittore novese Lagostena. E’ l’unico edificio in città che abbia conservato la copertura con tegole piane. Al piano nobile, una ricca e importante collezione di dipinti creata dalla famiglia Peloso.

Palazzo del Governatore

L’edificio presenta caratteri stilistici settecenteschi nei balconcini con ringhiere in ferro battuto e nella decorazione del prospetto principale su via Abba. Interessanti in facciata due formelle in terracotta raffiguranti la madonna di Loreto e l’urna di San Prospero conservata nella vicina chiesa della Maddalena.

Palazzo della Dogana

L’imponente immobile, edificato a partire dal XVII secolo, fu più volte trasformato; conserva una bella scala elicoidale oltre ad un interessante ciclo di affreschi alle pareti della scala, nel salone di rappresentanza al piano nobile, forse opera di Andrea Leoncini di Campo Ligure e assegnabili alla metà del Settecento. Notevole anche la cappella barocca che si affaccia sul salone.

La facciata su via Roma conserva due portali in arenaria e tre cicli sovrapposti di affreschi di diversa qualità cromatica e di ottima qualità esecutiva. All’interno del cortile, un fondale dipinto con finte architetture conclude quello che doveva essere il giardino.

Palazzo Durazzo

Fu costruito all’inizio del XVII secolo ma fu più volte rimaneggiato; sul prospetto rivolto verso il cortile è ancora documentata la decorazione pittorica originaria risalente al XVII secolo che sottolinea a monocromo la struttura del loggiato successivamente tamponato; sul prospetto che conclude il cortile si vedono decorazioni settecentesche e lo stemma della famiglia deturpato dall’apertura di una finestrella. Di notevole importanza è anche il giardino del palazzo posto ai piedi del castello e collegato all’edificio per mezzo di un ponticello che oltrepassa via Durazzo; seguendo la moda tutta genovese per i giardini e la botanica, Gerolamo Durazzo nel Settecento portò a compimento questo straordinario intervento.

Palazzo Franzosi Ricolfi Doria

L’edificio risale probabilmente al XVIII secolo. La facciata è decorata ad affresco su schemi decorativi ottocenteschi.

Palazzo Negrone

Un preesistente edifico seicentesco fu ricostruito da Bendinelli Negrone nei primi decenni del Settecento, coprendo parte della facciata della Collegiata; la decorazione del prospetto sulla piazza risale agli ultimi decenni del secolo ed è opera di Antonio e Giovanni Muratori che negli stessi anni affrescarono l’interno della chiesa di S. Andrea: tale decorazione sviluppa una concezione fortemente scenografica ed usa una vastissima gamma cromatica. Ai primi anni dell’Ottocento risale il dipinto della meridiana che si andò a sovrapporre alle decorazioni a finte architetture: vi sono riprodotte due meridiane una delle quali segna l’ora francese e riporta un calendario con i nomi dei mesi secondo il calendario della rivoluzione francese; al centro è raffigurata la dea Urania con ai piedi gli strumenti dell’astronomia, il sestante e l’astrolabio.

Palazzo Cambiaso Negrotto

Il nucleo originario del palazzo risale ai primi anni del XVII secolo, ma l’assetto attuale nasce dall’accorpamento di tre edifici, due affacciati sulla piazza e il terzo lungo la via Paolo da Novi. L’ambiente di maggior pregio è rappresentato dall’androne di ingresso suddiviso in due parti da una coppia di colonne tuscaniche; nel cortile si conserva un fondale ad elementi architettonici dipinti ubicato in asse all’androne di ingresso a celare l’antica manifattura tessile del proprietario ottocentesco, Mariano Dellepiane: le sue forme concavo-convesse rimandano al gusto settecentesco, ma il dipinto è posteriore, probabilmente ottocentesco; questo intervento pittorico è forse coevo alla realizzazione di una galleria pensile in stile Liberty in legno e ferro che corre lungo il prospetto interno.

Palazzo Pallavicini

Sede del comune dal 1774, l’edificio risale ai primi anni del XVIII secolo ed appartenne ai Marchesi Pallavicini di Genova. Il corpo più antico conserva inalterato il sistema distributivo originario e il linguaggio architettonico tipico dei palazzi nobiliari settecenteschi.

Palazzo Pavese

Il palazzo risale alla fine del XVII secolo; sul prospetto verso il cortile si vede ancora la decorazione originale, benché incompleta: lungo il cornicione del sottotetto una decorazione a motivi vegetali e attorno alle finestre dell’ultimo ammezzato quadrature e volute di un rosso molto intenso.

Palazzo Reta

Costruito nel XVIII secolo, presenta un portale d’accesso al cortile in forme barocche ed un ampio loggiato al piano nobile verso il cortile. Era proprietà della marchesa Virginia Reta Raggio.

Palazzo Sauli

I caratteri stilistici e costruttivi consentono di far risalire la costruzione dell’edificio al secolo XVIII, malgrado sia stato più volte rimaneggiato e completamente trasformato sul prospetto verso il cortile.

Palazzo Spinola

Fu fatto costruire dagli Spinola nella seconda metà del Cinquecento e l’edificio risente degli schemi compositivi adottati da Galeazzo Alessi e dai progettisti attivi nella sua cerchia. Si distingue per il bel loggiato aperto sul cortile e per l’arioso androne di ingresso caratterizzato da colonne tuscaniche. Nel salone di rappresentanza al piano nobile sono conservati medaglioni con decorazioni monocrome, mentre non si è conservato nulla dell’apparato decorativo esterno. La facciata su via Marconi è caratterizzata dall’alta cornice marcapiano e da un’elegante cornice sottogronda con mensoloni binati.

Palazzo Spinola di Variana

Il palazzo risale al Seicento e rappresenta un esempio di edilizia nobiliare ormai lontana dagli schemi compositivi genovesi. E’ settecentesco il bellissimo loggiato che si apre sul prospetto del cortile con sette arcate rette da pilastri; al piano terreno, le arcate dell’androne di ingresso sono invece sorrette da eleganti colonne in pietra. Sul fondo del cortile è collocato il rustico di pertinenza che presenta in affresco lo stemma gentilizio della famiglia, opera settecentesca dei Muratori.

Palazzo Tursi

Settecentesco, appartenne alla famiglia Tursi e nel 1816 vi nacque Paolo Giacometti, il drammaturgo novese autore del dramma La morte civile. Conserva il portale d’ingresso in arenaria e l’androne carraio di accesso coperto da volte a botte che immette nel cortile.

Ex-biblioteca civica in via Roma

Acquistato dal Capitolo della Collegiata nel 1835, dal 1843 i locali di questo edificio furono utilizzati come biblioteca; la proprietà passò al comune nel 1870, che continuò ad adibirlo a biblioteca fino al 1913.

In facciata presenta un importante ciclo pittorico risalente al Quattrocento, purtroppo solo parzialmente conservato: storie di eroi e di battaglie, probabilmente attinte alla mitologia classica, con quattro diverse scene separate da colonne dipinte e sormontate da un fregio monocromo grigio-nero con creature mitologiche e piccoli satiri.

Galleria Perelli

Realizzata nel 1912 per iniziativa di Francesco Parodi, secondo il gusto decorativo dell’epoca, trasformando il fabbricato esistente tra via Girardengo e via Capurro. Sulla parete interna è stato realizzato un affresco che narra in chiave allegorica il legame politico ed economico che unì Novi (rappresentata dalla torre del castello) a Genova (rappresentata dalla Lanterna); una matrona, rappresentazione allegorica della Prosperità, accoglie accanto a sé le personificazioni della Scienza e della Tecnica e schiaccia sotto i piedi un’informe creatura scura, l’Oscurantismo.

Facciate Decorate in edifici non nobiliari:

In via Gramsci: decorazioni rococò settecentesche originali tra ingresso del comune e ingresso retro farmacia Giara

In via Marconi : decorazioni in stile Liberty, con cornici floreali e mattoncini dipinti

In via Municipio : decorazioni Liberty con motivi floreali

In via Girardengo: palazzo dove è nato Marenco; palazzo libreria Mondadori

Il Castello e le Mura

Torre del castello di Novi Ligure

La torre duecentesca, alta 29 m con base quadrata di 7 m, è tutto ciò che rimane dell’edificio del castello. La rocca medioevale originaria fu sostituita nel XV secolo da una struttura in mattoni, che continuava nella cinta muraria cittadina. La torre era sormontata da una merlatura ghibellina a coda di rondine, che andò persa alla fine del XVIII in seguito agli attacchi subiti durante la battaglia di Novi. Demolito il castello nel XVIII secolo e le mura nel XIX, la torre è rimasta quasi intatta in un ampio parco urbano, che occupa un’altura dominante sul centro storico. Dalla cima della torre si può godere di un grandioso panorama a 360° sulle circostanti colline, fino alle cime dell’Appennino ligure e delle Alpi nord-occidentali.

Percorso sotterraneo dell’acquedotto

Nel XIX secolo una parte delle gallerie sotterranee che costituivano la via di fuga dalla rocca furono allargate per costruire l’acquedotto cittadino, che sfruttava una sorgente naturale sulle colline novesi. Sono tuttora agibili le gallerie principali che corrono in profondità sotto la collina del castello e due grandi vasche di raccolta dell’acqua.

Un ulteriore tratto compreso tra la collina e la piazza principale della città potrebbe essere recuperato, messo in sicurezza e aperto al pubblico per permettere un accesso alternativo direttamente dalla piazza.

Antiche mura

La cinta muraria a protezione del borgo fu costruita intorno all’anno 1447, utilizzando i mattoni ricavati dalla demolizione del ‘rivellino’ del castello, una struttura difensiva aggiuntiva all’edificio del castello. Come la torre, le mura erano sormontate da merli ghibellini a coda di rondine: 20 torrette semicircolari e 4 porte completavano l’opera, demolita a partire dalla metà del XIX secolo per fare posto ai portici di nuova costruzione e ai lavori della costruzione della Strada Regia per Genova. Delle antiche mura rimangono dei tratti, molto rimaneggiati, lungo corso Piave e via Oneto, oltre a una torretta inclusa nel muro della chiesa di S. Andrea: in alcuni punti si può ancora distinguere la merlatura originaria.

Terra Cruda

Case di Terra e paesaggio rurale (campi delimitati da filari di gelsi)

La Città di Novi Ligure ha saputo sviluppare negli anni un insieme di progetti, esperienze e iniziative che colloca oggi il Novese al centro di una fitta rete di relazioni di livello nazionale e internazionale, tutte rivolte alla valorizzazione delle risorse materiali e immateriali legate alla terra cruda.

Il cammino dell’Amministrazione inizia a metà anni ’90, con uno dei primi convegni internazionali sul tema, portando all’adesione, nel 2004, all’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda.

Fortemente in coerenza con i principi informatori dell’associazione, il Comune di Novi Ligure ha avviato un interessante percorso di sensibilizzazione, affinché la cittadinanza torni a scoprire il proprio territorio e a leggerne in chiave nuova la ricchezza architettonica.

Il metodo costruttivo in terra cruda è diffuso su tutto il territorio circostante a Novi Ligure e, a questo proposito, è interessante mettere in relazione gli edifici in terra con il paesaggio agricolo nel quale le case sono immerse: campi coltivati per lo più a frumento, delimitati da filari di gelsi, legati ad un modello di vita contadina molto particolare e diffusa in maniera omogenea. Anche il recupero di tale paesaggio fa parte degli obiettivi delle Amministrazioni e delle Associazioni che condividono con Novi l’interesse per la terra cruda.

Chiese e Pievi

Pieve di S. Maria

Costruita su un antico argine del torrente Scrivia, era la chiesa del primo nucleo urbano della città, sorto prima dell’anno Mille. Nel 1100 il borgo si ingrandì intorno alla rocca e la pieve perse il ruolo di prima parrocchia. Fortemente modificata nel XVII secolo secondo le regole della Controriforma, conserva la struttura romanica basilicale all’esterno, anche se alterata da un portico a tre arcate asimmetriche aggiunto nel XVII secolo. Della chiesa originaria sono rimaste parte delle absidi in pietra e cotto e una pietra scolpita con un bestiario medioevale. In una nicchia laterale all’interno della chiesa si trova un bellissimo affresco quattrocentesco firmato da Manfredino Boxilio, pittore di scuola lombarda.

Collegiata di S. Maria Assunta

Risalente al Medioevo, si presenta oggi in forme barocche dovute a interventi successivi conclusi all’inizio del Settecento con la costruzione dei campanili in facciata, mentre gli ultimi restauri dello scorso decennio hanno riportato alla luce parti di un fregio in cotto di epoca medioevale che lascia intravedere le dimensioni e le peculiarità dell’antica facciata a capanna; questo, insieme a caratteristiche strombature romaniche ritrovate sulla parete esterna del lato meridionale, indicano chiaramente che le dimensioni dell’antico edificio religioso erano corrispondenti a quelle attuali.

All’interno, a tre navate scandite da colonne in arenaria risalenti al Cinquecento, è un trionfo di decorazioni barocche a stucco; recentemente restaurate nella parte absidale e nel transetto, si presentano come una leggera trina che si staglia su un fondo blu cobalto, arricchita da statue e angeli. Moltissime sono le tele importanti conservate in questa chiesa, fra cui spiccano “L’educazione alla Vergine” del David, “L’annunciazione” di Domenico Fiasella, “San Francesco Saverio predica agli indiani” di Andrea Pozzo; ricco anche l’apparato scultoreo, con l’antichissima statua lignea della Madonna Lagrimosa, patrona della città, e il gruppo del Calvario in legno dipinto e foglia oro composto dal Crocefisso, Santa Maria Maddalena, San Giovanni, Nicodemo e Maria di Cleofa, risalente al primo Quattrocento. Sono altresì visibili in fondazione i muri perimetrali dell’abside medioevale andata distrutta in un incendio nel XV secolo e alcune stanze ipogee con le volte a botte in mattoni.

Chiesa di S. Andrea

Nelle forme attuali, l’edificio risale al XVII secolo, benché l’origine della chiesa sia molto più antica, probabilmente legata alla costruzione del castello. A navata unica, presenta volte affrescate con scene della vita di Sant’Andrea; questo ciclo decorativo risale al Settecento e risulta essere opera di Giovanni e Antonio Muratori, quadraturisti vogheresi attivi a Novi in quel periodo. Purtroppo, in seguito ad un crollo del tetto per una copiosa nevicata nell’inverno del 1978, la scena affrescata nella prima campata è andata perduta insieme all’ottocentesco organo Lingiardi. Il campanile è stato costruito all’inizio dell’Ottocento (quello più antico era crollato nel 1750) con conci in arenaria provenienti dal forte di Serravalle del quale Napoleone aveva ordinato la demolizione.

Chiesa di S. Nicolò

La chiesa è ricordata per la prima volta in un documento del 1135, non si sa nulla delle dimensioni dell’antico edifico, se non che era preceduto da un porticato prospiciente Via Girardengo. La costruzione attuale risale alla fine del XVII secolo e fu realizzata su disegno dell’architetto genovese Gio Antonio Ricca: presenta pianta ellittica, coperta da un’ardita volta a botte; gli affreschi del bacino absidale sono coevi alla costruzione della chiesa. La facciata in cotto presenta lesene, cornicioni e nicchie che movimentano la superficie secondo il gusto barocco (il disegno della facciata risale al 1689). Il campanile è precedente la costruzione della chiesa (1602) ed è caratterizzato da un’alta cuspide.

Chiesa di S. Pietro

La chiesa primitiva risale al XII secolo ed era provvista di chiostro, ma viene ristrutturata nelle forme attualmente conservate nel XVII secolo: a navata unica, con pianta a croce e cupola in corrispondenza dell’incrocio del transetto. Nei primi decenni del Novecento, la facciata viene rivestita in travertino.

Oratorio di S. Maria Maddalena e del Crocifisso

La costruzione della chiesa attuale viene ultimata all’inizio del XVII secolo, come indica l’iscrizione sulla facciata: 1618. All’interno presenta uno straordinario Calvario ligneo composto di 21 statue a grandezza naturale collocate lungo il perimetro del bacino absidale a creare la struttura del monte; il fondale affrescato completa la grandiosa scenografia. Si tratta di opera di maestranze fiamminghe realizzata alla fine del XVI secolo. In una nicchia sottostante, appena al di sopra dell’altare, si trova un altro importante gruppo scultoreo in terracotta policroma, composto di otto statue e raffigurante il Compianto, o la Deposizione di Cristo nel sepolcro, opera di plasticatori lombardi del primo Cinquecento. Nel Settecento, la chiesa si arricchisce di decorazioni ad affresco, delle reliquie di San Prospero, compatrono della città, custodite in una teca artistica decorata con argenti Torretta e sculture della scuola del Maragliano. A questo ambito appartengono anche due crocifissi processionali di grande valore artistico. Il campanile barocco è del primo Settecento.

Monastero di S. Chiara

Attualmente adibito a biblioteca civica, risale al XVI secolo, poiché esiste un documento che introduce la clausura nel monastero nell’anno 1536. Non esiste più alcuna documentazione sulle fasi costruttive del complesso a causa di un incendio che ne ha distrutto l’archivio; anche i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale hanno arrecato ingenti danni, soprattutto alla chiesa. La struttura si articola attorno a due chiostri sui quali si aprivano le celle delle monache. Dal 1826 e per più di un secolo fu sede di un orfanotrofio femminile.

Chiesa di S. Giorgio e collegio dei Padri Somaschi

La costruzione della chiesa risale al XVII secolo; purtroppo nel 1745 venne utilizzata come ospedale militare e nel 1914 come palestra; solo nel 1924 fu nuovamente adibita al culto per volere di San Luigi Orione. Il collegio fu fondato nel 1689 ad opera di Padre Angelo Spinola, discendente dei Marchesi di Arquata, e si articolava su quattro corpi, due dei quali sono stati abbattuti per creare l’attuale Piazza Matteotti nel 1911.

Convento delle Carmelitane

Fino al 1799 questo convento era completato dalla chiesa di Santa Maria del Carmine, la cui statua è attualmente conservata in San Pietro; l’edificio fu abbattuto dalle batterie austriache che, durante la Battaglia di Novi il 15 agosto 1799, cercavano di conquistare Porta Zerbo ed entrare in città. Si conservano soltanto due ali dell’antico convento, sorto nel XV secolo sotto il dominio di Giovanni Battista di Campofregoso e posto a lato della chiesa; della chiesa resta documentazione nelle antiche mappe della città (Vinzoni) e nel plastico conservato nell’Oratorio della Maddalena, raffigurante Novi nel 1750.

Convento dei Gesuiti

Donato all’Ordine dei Gesuiti dal marchese Giovanni Francesco Brignole Sale, in questo palazzo i Gesuiti aprirono nel 1758 una scuola di retorica, umanistica e grammatica; pochi anni dopo, nel 1773, il papa Clemente XIV ordinò la soppressione dell’Ordine e l’edificio divenne sede delle carceri, funzione che manterrà fino agli anni settanta del Novecento.

Oratorio della Misericordia

L’edificio sorse in epoca rinascimentale e fu poi trasformato nel XVIII secolo; all’interno si conservano alcuni dipinti del XVIII secolo e l’altare maggiore in marmo intarsiato del Settecento. In questo oratorio si trovava un affresco cinquecentesco di Quirico da Tortona raffigurante la Madonna della Misericordia: staccato e restaurato è ora conservato nella canonica della chiesa di San Nicolò.

Oratorio della S.S.Trinità

La chiesa risale al 1482 e, secondo antichi documenti conservati in Collegiata, avrebbe avuto la funzione di alloggiare i pellegrini. La confraternita che l’aveva fatta erigere era la più antica in città e aveva la seguente denominazione: “Confraternita del Riscatto degli Schiavi”. Nel Seicento vennero costruiti la sacrestia e il campanile, mentre alla fine del secolo, accanto alla chiesa fu edificato l’oratorio vero e proprio per le riunioni dei confratelli.

Conserva altari con sculture e stucchi pregevoli assegnabili ai secoli XVII e XVIII. oltre alla pala dell’altare maggiore, opera settecentesca del pittore G. Chiappe

Beni culturali extraurbani: Parco dello Scrivia e Maglietto. 

La struttura del Maglietto , un Mulino ad Acqua situato ai bordi dello Scrivia,, è stato recuperato anche grazie al contributo del Comune di Novi Ligure, Ora il Mulino è un laboratorio biologico e un centro di accoglienza per studenti universitari. Si organizzano itinerari in MTB (Bimbinbici) che prevedono la visita guidata al Mulino e al laboratorio del fabbro dove, sfruttando la forza dell’acqua del fiume (opportunamente convogliata da una roggia ancora visibile) per azionare un pesante maglio,si lavorava il ferro per farne attrezzi agricoli.

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